Blog Dott. Vincenzo Esposito

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Progetto In Punta di Piedi - Centro Studi per la Riabilitazione Ecologica

In punta di piedi

ABSTRACT
In Campania e immagino sul tutto il territorio italiano su diversi livelli, si respira un'aria di conflitto tra Genitori, Operatori, Specialisti e tutti coloro che per diversi motivi hanno il dovere di decidere che tipo di percorso valutativo e di trattamento terapeutico scegliere per il proprio figlio o paziente.
FACENDO UNA CARRELLATA SU TUTTO IL PERCORSO DI FORMAZIONE, DI ESPERIENZA PROFESSIONALE E DI SUPERVISIONE CHE HO AFFRONTATO NEI MIEI PRIMI
TREDICI ANNI DI CARRIERA FISSERÓ DEI PUNTI FONDAMENTALI DEI RISULTATI OTTENUTI CON UNA ATTENTA ANALISI DEI PROCESSI DI CAMBIAMENTO PERSONALE CHE
SI INTRECCIANO CON L'EVOLUZIONE DELLE ABILITÁ PROFESSIONALI E DI CONSEGUENZA DEL PERFEZIONAMENTO DELLE TECNICHE DI DI LAVORO TOCCANDO I PUNTI
SALDI DELLA MIA FORMAZIONE CHE VA DALLA SCUOLA DI PRATICA PSICOMOTORIA FRANCESE PASSANDO PER LA FORMAZIONE UNIVERSITARIA (CHE MI ESPONE ALLA
METODOLOGIA COGNITIVO COMPORTAMENTALE) APPRODANDO ALLA FORMAZIONE IN METODOLOGIA CAA (Comunicazione Aumentativa ed Alternativa) E RAGGIUNGENDO
DA VICINO LA FORMAZIONE CERTIFICATA DI TECNICO DEL COMPORTAMENTO RBT MA SENZA MAI ESCLUDERE L'AUTOANALISI. QUI DI SEGUITO LA MIA ESPERIENZA.

Analisi del processo di diagnosi di autismo che vede i sintomi e nasconde le potenzialitá comunicative e prattognosiche.

L’osservazione e il trattamento di bambini nella fascia d’etá 0/8 anni eseguita negli ultimi 10 anni di professione mi ha spinto a fare il punto di una situazione critica nella quale molti bambini vengono sottoposti ad interventi terapeutici non utili al loro bisogno specifico, perché la
valutazione diagnostica a cui vengono sottoposti non è adatta al loro quadro di sviluppo psicomotorio ma è troppo specifico e aderente alla sintomatologia.

Nel 2008 attraverso la formazione in CAA (Comunicazione Aumentativa e Alternativa) ho la prima occasione utile di mettere nero su bianco dati osservativi oggettivi, efficaci sia alla valutazione che alla programmazione terapeutica di alcuni casi che seguivo e che avevano una comorbiditá
di disturbi o ritardi della comunicazione e gravi comportamenti disadattivi.

CAA - COMUNICAZIONE AUMENTATIVA ALTERNATIVA………..la svolta.

Prima ancora durante la formazione universitaria fisso i concetti per una valutazione piú specifica di bambini affetti da patologie neuromotorie ad esempio esiti di PCI avvicinandomi al concetto Bobath che vede come principale metodo riabilitativo la FACILITAZIONE e come obiettivo la
stimolazione delle competenze motorie emergenti per l’acquisizione di competenze motorie ancora assenti…..dal Tono al movimento spontaneo fino all’atto motorio volontario.

Sempre durante la formazione universitaria comincio ad interessarmi e ad innamorarmi della metodologia magistralmente insegnata dalla Docente Psicologa Clinica Dr.ssa Flavia Caretto, psicoterapeuta cognitivo comportamentale integrandola alla mia formazione di base e alle
successive formazioni prima elencate.

Viene fuori la discussione di un caso clinico molto complesso che diventa argomento della mia tesi in Psicologia Clinica dal titolo: “Condizioni e conseguenze dei comportamenti problema nel ritardo mentale” (2006) che riassume tutte le tecniche di osservazione e trattamento fino a quel
momento acquisite.

Durante gli anni di esperienza professionale (2005-2006) presso uno dei più importanti centri di riabilitazione accreditati della Campania che raggruppa tantissimi professionisti, poco conosciuti purtroppo, ho potuto conoscere ed intervenire su una grossa varietà e molteplicità di bambini
con svariate diagnosi e di un’età cronologica che andava dai 18 mesi fino ai 10 anni, alcuni di questi approdavano dopo diversi cambiamenti sia di terapisti che di centri e, non ultimi, di metodi riabilitativi, senza grossi ed importanti cambiamenti.

Le problematiche comuni possono essere qui di seguito elencate:

1. Difficoltá o angoscia di separazione
2. Ritardo o disturbo della comunicazione
3. Disturbo dello Spettro autistico
4. Ritardo dello sviluppo Psicomotorio
5. Disturbo pragmatico del linguaggio
6. Disturbo della coordinazione
7. Disabilità motoria.

Di ogni bambino mi ha sempre colpito l’incoerenza tra la diagnosi e la mia personale osservazione neuropsicomotoria. Questo articolo ha l'obiettivo di condividere la mia formazione ed esperienza professionale e dare un contributo alla ricerca nelle Neuroscienze e nelle scienze umane.

La mia osservazione parte da chi ho davanti.

Ho il bambino, la stanza, gli oggetti, la luce, il suono, l’odore, il contatto, la famiglia del bambino, il dolore, l’ansia, la rabbia. Tutto questo è di fronte a me. La richiesta è fatta di 1000 sfaccettature, la risposta deve essere chiara, sintetica, leggibile, comprensibile e risolutiva.

Tutto dipende da me e dalle mie competenze. La diagnosi non mi aiuta, perché non mi dice quasi mai nulla di ciò che ho davanti e allora approfondisco, faccio una ricerca in me e studio tutto ciò che mi può aiutare ma nel frattempo vivo… l’impotenza. Cerco il confronto con i colleghi, con gli specialisti, ma mi rendo conto che ognuno trova la soluzione nell’aggrapparsi a ciò che è conosciuto, che tranquillizza, qualcosa che metta a tacere l’angoscia personale o che semplicemente faccia guadagnare.

Nel frattempo il mio viaggio personale affonda sempre più le radici nel profondo della mia storia personale e capisco che questa è la strada che devo percorrere, perché mentre risolvo e sciolgo i miei nodi, divento sempre più capace di sciogliere i nodi del bambino che ho davanti.
Perfeziono sempre di più il mio intervento riducendo man mano i tempi che vanno dalla comprensione del problema alla sua risoluzione. Il successo con le famiglie mi rende felice ma soprattutto mi emoziona osservare la rinascita dei piccoli che fino a quel momento erano stati
imprigionati dalle etichette dei loro sintomi, che non rendono giustizia alla loro autenticità.

SPETTRO AUTISTICO: BRRR, CHE PAURA!!!!!

È l’angoscia che si diffonde a macchia di leopardo, è la moda del momento, è la risorsa economica dei più visti, è il disturbo più difficile da riconoscere ma che tutti si vantano di sapere. Vedere i sintomi tipici in bambini piccoli è molto molto triste, ma è ancora più triste decidere che
questo è sicuramente il loro futuro. Il cambiamento non è desiderato ma è deciso da chi crede di sapere come si fa.

Il bambino non è mai il centro della diagnosi né tantomeno dell’intervento ecco perché tutto ciò che subisce nel trattamento non è appreso e non viene generalizzato in nessun altro ambiente di vita.

I SINTOMI NON SONO ACCETTATI

IL BAMBINO NON È VISTO

IL PROGETTO NON È PERSONALIZZATO

LA FAMIGLIA NON È PARTNER MA SUDDITO

LA COMUNICAZIONE NON È CONSENTITA

L'ESPRESSIVITÀ PERSONALE DEL BAMBINO È GIUDICATA PATOLOGICA il lavoro negli anni con la supervisione del mio terapeuta mi ha permesso di affinare le mie capacità di lettura del messaggio non esplicito, del messaggio urlato ma non ascoltato e ha garantito la rinascita di
bambini ormai destinati ad essere considerati per sempre incapaci di dirsi e completamente soli. L’atto motorio ha un significato profondo perché segna l’inizio della intenzionalità che può esistere solo quando il bambino si sente visto e si sente riconosciuto come essere diverso
dall’adulto presente fisicamente ed emotivamente. Aver paura dei sintomi provoca sia l’allontanamento che il desiderio di eliminarli in entrambi casi si esclude la possibilità di comunicare con il bambino e garantirgli la rinascita ovvero l'evoluzione. Ogni bambino è unico, ogni famiglia è unica e sintomi comuni possono aiutare al riconoscimento di caratteristiche per le quali si ipotizzano delle risoluzioni con finalità riabilitative
senza mai dimenticare di conoscere chi ho davanti: una persona o un bambino che vedo per la prima volta e che soprattutto mi vede per la prima volta. Questo punto è fondamentale perché ci libera dai pregiudizi e ci ripulisce da retropensieri approdando così alla creazione di un primo
dialogo e quindi di una conoscenza oggettiva del bambino che ha delle grandi difficoltà ed io ho il dovere professionale di aiutarlo nel meglio delle mie possibilità, costi quel che costi.

In punta di piedi…..
Simboleggia l’ingresso peculiare nella stanza di bambini con diagnosi di disturbo dello spettro
autistico o di un’altra disabilità dello sviluppo per i quali cambiando prospettiva e leggendo il
bisogno profondo puoi accorgerti che l’emozione prevalente è la paura vissuta come difesa, e
che vede la sua principale espressività nell’alterazione percettiva.

Valeria Traversa
Psicomotricista e Terapista della Neuropsicomotricità dell' età evolutiva.



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