Blog Dott. Vincenzo Esposito

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Ospiti intermedi

Pubblicato da in Medicina, Salute, Scienza,Ambiete · 22 Dicembre 2023
Tags: covidcontagio
TITOLO
        GLI OSPITI INTERMEDI DEL COVID
        E LA RESILIENZA TRASFORMATIVA.


  Sapere che il covid affligge anche i nostri animali domestici è una notizia sconvolgente che provoca stress.
  Cogliamo questa occasione per mettere in pratica quello che abbiamo discusso nel seminario in cui abbiamo parlato del sistema immunitario come sesto senso.
   Costantemente dobbiamo lottare per mantenere un equilibrio fra stimoli cognitivi ed emotivi e stimoli non cognitivi costituiti da infezioni virali, batteri ed altri contaminanti ambientali.
  Questa lotta la possiamo definire anche con il termine di resilienza intesa come la capacità di riprendersi e superare una avversità riconquistando un equilibrio nel funzionamento della nostra mente e del nostro corpo.
  Questo tipo di resilienza è frutto della iniziativa individuale.
 Con questi incontri periodici e con la costituenda associazione vogliamo promuovere a quella che oggi si chiama resilienza trasformativa, che vuole dire partecipazione attiva alla realizzazione di quei cambiamenti di cui abbiamo bisogno.
  E’ certamente difficile, ma è possibile per noi gestire lo stress allo scopo di fare in modo che sia il più lieve e meno prolungato possibile.
  Ricordiamo che nello stress lieve come intensità e durata, sul piano organico (vedi dispensa precedente sul SESTO SENSO) si ha solo una attivazione dei recettori per la interleuchina 1 che attiva la risposta infiammatoria senza la scarica di ormoni (ORMONE DELLA CRESCITA – ACTH).
  L’obiettivo è cercare di rimanere il più a lungo possibile in questa condizione   
  Le situazioni di stress possono trovare due tipi di risposte.
   La prima consiste nel passare continuamente fra attacco, fuga, evitamento ma questo continuo processo porta al così detto distress cronico prolungato, che significa attivazione dei recettori e produzione di interleuchina 1 di ormone della crescita e di acth, in pratica arrivare al distress e quindi alle condizioni di danno di organo per alterazione della comunicazione tra i tre sistemi di regolazione (neurovegetativo, endocrino, linfatico).
 La seconda risposta consiste nel partire dalla conoscenza, non dalla notizia di un evento personale o collettivo, che permette di essere informati e quindi di formarsi una propria opinione e fare le scelte che portano alla messa in atto comportamenti che non annullano la esistenza dello stress, ma lo fanno vivere in modo che abbia una intensità media che preservi dal danno di organo.


  L’argomento di cui parliamo stasera serve da esempificazione di questo di questo ragionamento.
  Sapere che i nostri animali domestici e non siano ospiti intermedi del covid è una notizia che allarma.
  Come prima cosa consideriamo che questo fatto è un dato di realtà, perché siamo tutti connessi in una rete che è prima di natura elettromagnetica poi biologica e chimica.
  Venirlo a sapere significa prendere atto di come stanno realmente le cose e non di come ce le raccontano.
  Se c’è connessione esiste la rete o condizione per una comunicazione bidirezionale e quindi le condizioni per una coesistenza ed una coevoluzione.
   Questa è legge di vita per cui basta accoglierla, applicarla.
  Avere conoscenza di questo vuol dire che la preoccupazione vera è il non rispettare questa legge da parte della gestione politica della sanità.
  Fatta questa premessa cominciamo ad entrare nel tema.
 Il coronavirus è un virus ad RNA di 26-32 kilo-basi che sintetizza due tipi di proteine: le proteine strutturali rappresentate dalla famosa spike, la proteina del rivestimento e quella di membrana


  Sintetizza inoltre proteine non strutturali ma altrettanto importanti per quanto riguarda la capacità di riconoscimento e risposta difensiva da parte del nostro organismo.

  Gli interferoni noti sono cinque: alfa beta gamma delta.
 Gli alfa ed i beta sono quelli patogeni per l’uomo.
  In realtà i coronavirus sono noti come patogeni da migliaia di anni basti pensare che il primo caso di coronavirus umano è descritto nel 1960.
  La caratteristica di queste infezioni è che esse non avevano bisogno di ospiti intermedi perché il virus aveva raggiunto una condizione di coesistenza con l’uomo.
  Il primo si ritiene sia comparso fra 560 e 820 anni fa ceppo NL-63 e poi a seguire il 229 E 200 anni fa,OC43 120 anni fa , poi HKU1 individuato nel 1950 , quindi da quattro a 17 anni , prima della epidemia del 2002 fa ci fu la comparsa della SARS nel furetto e nei pipistrelli , nel 2006 la comparsa della variante MERS che passava dal pipistrello al cammello e poi all’uomo .
  Quindi per la SARS del 2002 e la MERS del 2006 è dimostrata la esistenza di ospiti intermedi precisamente il furetto e il cammello e si ipotizza il ruolo anche di animali domestici.
  La necessità di ospiti intermedi è caratteristica di coronavirus altamente patogeni che riassumendo sono il virus della SARS (2003), quello della MERS (2013) e quello della SARS COV 2(2019) della ultima  pandemia.
  La necessità  di ospiti intermedi implica che sono virus ad elevata patogenicità .
  La infezione emerge nell’ospite serbatoio che è il pipistrello ed i roditori.
  L’agente patogeno passa all’ospite intermedio che così può replicarsi transitoriamente e trasmettersi all’uomo.
  Ad un certo punto il virus si adatta e coesiste con l’ospite intermedio ma, allo stesso tempo diventa un fattore di endemicità a lungo termine da qui la importanza di occuparsene anche per sfruttarla a nostro vantaggio


     La seguente fotografia sinteticamente mostra la sequenza di trasmissione


  Ci sono due fattori nella trasmissione della infezione che sono in potere del virus e che dobbiamo conoscere per poterlo contrastare adeguatamente mediante il potenziamento della immunità innata.
  Il primo è l’alto tasso di mutazione del virus.
  La permanenza nell’ospite intermedio serve o puo’ essere sfruttata per sfiancare il virus che dopo un certo numero di mutazioni finisce per produrre particelle virali più deboli.
  Questa situazione si definisce deriva genetica del virus.
  L’altro fattore virale da considerare è quello della possibilità che esso , a causa delle sue grosse dimensioni e quindi della plasticità , possa integrarsi nel genoma umano .
  Certamente il coronavirus non è un retrovirus e quindi non è dotato della trascrittasi inversa che permette ad esempio al virus dell’hiv di integrarsi nel genoma umano.


  La ipotesi che si fa rispetto al coronavirus è che dei frammenti di RNA genomico del virus si possano integrare nel genoma mediante un meccanismo diverso che sfrutta i RETROTRASPOSONI.
  Il retrotrasposone è un frammento di DNA che può trascriversi autonomamente in un frammento di RNA e grazie alla transposasi diventare DNA per inserirsi in diverse posizioni del genoma.
  Il coronavirus ridotto in frammenti può, sfruttando la transposasi inserirsi nel DNA.
  Questo fenomeno è stato osservato in vitro ed è stato discusso nell’incontro dal titolo “ CORONAVURUS MALATTIA SISTEMICA AD ANDAMENTO CRONICO .
  Può essere visualizzato come un meccanismo detto “taglia-incolla”

  

 
  
  
 





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